lunedì 11 dicembre 2006

riflessioni opache


Mi chiedo se a volte la malinconia sia solo il sintomo di un malessere passeggero…oppure lo specchio di un’anima che è sempre lì a combattere per affermarsi: staccarsi dal passato per vivere meglio il presente. Futile presente….Felice presente….cos’è in fondo questo presente? L’insieme di attimi, sfuggevoli e perfettibili, non controllabili, inconciliabili con ciò che si vorrebbe e che, in fondo, non si ha mai.
Certezza che il domani sorge quando non ha più senso lo spazio temporale che ci guida: allora non ho certezze e questa cosa mi spaventa. Ero certo di…..sì di cosa?? Che la mia vita cambiasse?? Che non avrei più versato lacrime?? Di cosa?? A volte mi sembra di essere sulla soglia di quella pazzia che tutto distrugge, che tutto mette in discussione…
Passano immagini sui miei occhi e dentro i miei occhi quei ricordi….soavi, leggiadri, dolorosi…eppure sono loro che mi fanno uomo, che mi hanno fatto per quello che sono! Rifuggire il ricordo è forse lo sbaglio più catastrofico commesso dall’essere umano…
Sospendo i miei pensieri perché li sento incompleti: piccole luci che si accendono ma che in fondo non brillano abbastanza da darmi quelle risposte che cerco insistentemente qui dentro!Ma chi l’ha detto che parlare con se stessi fa bene?? Io più mi guardo dentro e più scopro cose di me che non mi piacciono, cose che non accetto del mio carattere!!!E si parte per cambiare ma in fondo, si sa, si resta sempre se stessi: c’è poco da fare, si smorzano dei lati del carattere, dei modi di fare, ma in fondo chi sei lo sai già!
E’ una serata fredda, l’inverno bussa pacatamente alle porte, ma nell’aria ci sono ancora profumi confusi di un autunno che non si assopisce, di un anno che è passato, di una primavera che ha accarezzato dolcemente la battigia del mare dell’essere. Quel mare agitato, esagitato, calmo che lambisce sempre la riva di quell’inafferrabile mondo che tanto vorrei avere tra le mani: penso sempre di non avere possesso di me stesso, di non riuscire mai ad esplodere, in senso buono, di non riuscire a venir fuori…

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